I LOVE SPLINDER – PARTE 2
(on the air: The Kolors – ITALO DISCO)
Continua da qui.
– Allora, abbiamo anche Atauro Morbosiski!
– Leonà, ma cazzo, Ataru Moroboshi! MO-RO-BO-SHI. Non ho idea di che cavolo di nome sia, ma almeno pronuncialo bene!
– Sì, scusami Sofia. Morbo-Morobò, (ma cos’è sta cringiata)… ehm… ATARU, buonasera!
– Sì esatto, Ataru Moroboshi o Simone, come preferite. Voi chi diamine siete? E perché… perché su questo pullman c’è quasi tutto il mio blogroll?
– Ora vi diremo tutto. Intanto le dico che…
– A Leonà, dammi del tu per favore. Potrei essere tuo padre! A tuo padre daresti del lei?
– Ok ok. Dicevo: abbiamo distribuito un foglio a tutte le persone che hanno risposto al nostro invito. Le dic… ehm ti dico la verità, qualcuno ha rifiutato, comunque, come vedi, sono un bel numero. Sul foglio c’è una semplice domanda: “che cosa resta del/della blogger che eri vent’anni fa?”. Le risposte fornite ci serviranno per un concept.
– Semplice? Ci vuole una vita intera per rispondere! Che concept? Oh regà, ma davvero rispondete a ‘sta roba??
– La produz…
Sofia dà una gomitata a Leonardo.
– Sì ok, per ora basta così, Leo. Se avete risposto, procederei con la lettura dei vostri contributi a voce alta. Il resto ve lo spieghiamo dopo. Grazie di essere qui, anche da parte dei nostri superiori.
La festa
Interventi in ordine alfabetico di nickname: che il party abbia inizio! Musica! … questa non è Ibizaaa…
Avanti la prima! A.liena (Anna): “Che cosa è rimasto? Tutto! La radio, il senso di a.lienazione rispetto al circondario, l’amore per le merendine e l’alcol, ma soprattutto si è radicato in me lo slogan MACHISSENEFREGA, che è diventata la mia filosofia di vita per scansare l’inutilità della maggior parte delle questioni su cui si affanna questa umanità”.
Akyla (Maria): “Resta la voglia di raccontare di me, resta la spensieratezza e la curiosità di quegli anni”.
Bene, ora tocca ad Ammula (Annamaria): “Uhm…datemi altri 20 anni per pensarci! Ahahah” .
Prego, Angelminds (Sara): “Per citare il buon Ataru: On the air: Masha e Orso O.S.T. Non ci sono più i Placebo mentre scrivo, ora c’è Masha e Orso e le sneakers al posto del tacco 10. Le emozioni che scrivevo ci sono ancora, ma volte mi dimentico di raccontarle e finiscono sepolte tra un meeting e l’altro e le dozzine di lavatrici settimanali. A quella 20enne sognatrice e determinata devo la donna che sono, con i miei traguardi e i miei insuccessi. E quando mi capita di emozionarmi e sorridere, le somiglio ancora anche senza blog e con qualche ruga in più”.
B… BoC? Ah sì, Buonaocattiva (Roberta): “Cosa resta? Rimane la voglia di rileggere tutto del mio blog e quello di tutti gli altri. Tutto e tutti da capo, per rispolverare le emozioni di quel tempo e magari riviverle. Rimangono le amicizie nate allora. Rimane un sorriso, ma anche una lacrima”.
Cavuccio (Gianluca), a te: “Rimangono 45 post, 17478 parole, 91487 caratteri (spazi esclusi), 15 mesi di esercizi di stile, riflessioni, recensioni, velleità letterarie, refusi e qualcuno che mi chiede oggi, cosa rimane di quel blogger che fu”.
Ecco Cecia (Cecilia): “Della blogger che ero vent’anni fa resta la stessa tendenza alla logorrea e la curiosità verso le storie altrui”.
Uhm e questo? Dio o Er Caccola? (Stefano): “Ma che resta? Non resta un cazzo! Begli anni, bei tempi ma non è rimasto niente. 20 anni fa, un altro periodo, un’altra vita!”
È il momento di Divara (Elena): “Non sono mai stata una così assidua blogger e io sono cambiata moltissimo, della me di quei tempi rimane poco, ma se sono come sono ora lo devo a chi i blog li ha scritti e alle relazioni umane che si sono intrecciate negli anni e mi hanno reso una persona che mi piace di più”.
Lei è… Fra le nuvole (Francesca): “Cosa è rimasto? Lo stesso numero di romanzi che attendono di essere terminati. Alcuni sono anche gli stessi di vent’anni fa”.
Prego, signor Ge (Gennaro): “Ero un blogger poco attento, discontinuo e senza una linea precisa. Di quegli anni è rimasto però il ricordo di certe notti a chiacchierare con persone favolose che ancora oggi sono nella mia vita”.
È il turno di Gemella Unica (Simona): “Di quel che ero 20 anni fa rimane davvero poco. Quando mi capita di rileggermi, con la testa di ora, spesso non mi “approvo”, ma allo stesso tempo sorrido, perché mi faccio tenerezza ed è stato tutto sommato un periodo divertente”.
Ancora alla G? GiggiMassi – Parolibero (Luigi): “Resta l’idiozia”.
Grazie e avanti con Il Militante (Orlando): “Cosa resta del Militante di 20 anni fa? Il piacere di leggere un post ben scritto, l’affetto per gli amici splinderiani che seguivo, come Ataru, la sensazione di aver fatto parte di una esperienza collettiva fantastica e irripetibile”.
Numero 13! Insanesoul (Stefano): “Del blogger che ero vent’anni fa? Resta la curiosità di scoprire nuove “vie”, e la “rete” di amicizie, figlia di Splinder”.
Tocca a Juditta (Sara): “Della blogger che ero rimane forse un’instancabile quanto estenuante ricerca di allargamento del campo espressivo, accompagnata da continua ribellione alle limitazioni del mezzo, nonché il desiderio, probabilmente utopistico, di una rete davvero libera (se non altro, dalle logiche di marketing). Questa era Juditta, questa è merrylevov e sono io”.
Il signor Kappak (Carmine): “Del blogger che ero è rimasto qualche scritto nel cassetto, un romanzo mai finito e qualche Word in versioni ormai dimenticate. E tanta nostalgia per quei tempi in cui c’era tempo per le passioni”.
Ora c’è… La Isla Bonita (Lisa): “Allora ecco: resta talmente poco della blogger di vent’anni fa che nemmeno parteciperò a questa cosa!”.
Lakota (Fabio), dica: “Del blogger di 20 anni fa resta il mio essere cazzaro!”.
La Ste (Stefania): “Il mio blog era la mia casa immaginaria, la cucina col frigo rosa, e il grande divano su cui fare chiacchiere. Io scrivevo della mia vita, era l’unico posto in cui potevo essere me stessa. Quella blogger si è solo un po’ persa ma presto tornerà a scrivere”.
Sofia smette di chiamare e mi fa:
– Siamo a metà del tuo blogroll, Simone. Vuoi dire qualcosa?
– Non so… due salatini, una birretta?
– Non abbiamo snack e bevande.
– Ah.
– Eh. Dai Leonardo, continua tu con l’appello.
– Uh, eccomi, scusa! Stavo scrollando i video su TikTok e mi è apparso quel tipo troppo divertente che spacca un bidè a testate.
– Leonardo? Io non volevo lavorare insieme a te: che sia chiaro, mi hanno costretta.
– Lo avevo capito, sai? Tu sei una secchiona e pure romana! AHO, ENNAMO, MO TE DICO ER PROSIMO.
– Sembri quel vecchio milanese pelato che faceva i cinepanettoni e imitava malissimo il romanesco, ce ride giusto mi’ padre. Lascia stare e procedi rapido che s’è fatta ‘na certa.
– Va bene va bene… scusate di nuovo.
Le Mie Mari (Mari): “Di quella blogger rimangono strette a me le persone. Quei nick diventati volti, voci, cene, brindisi, affetto sincero. Confermando che di virtuale non c’era proprio nulla”.
Lizzen (Elisa): “Della blogger che ero restano le amicizie, quelle andate avanti nella realtà e quelle traslate su Facebook o Instagram. Resta anche la capacità di non indignarmi per discussioni sui social perché Splinder, 20 anni fa, mi ha insegnato a gestire i commenti e tutte le psicopatie ad essi legati”.
Luci (Lucia): “A distanza di anni, e nonostante abbia lasciato “morire” il mio blog nel 2018, di quel periodo mi è rimasto quel riflesso condizionato di pensare ogni santa volta, di fronte a qualcosa che cattura la mia attenzione o che mi stimola una riflessione: “Questo è materiale per un post!”. Poi con sollievo mi ricordo che non ho più nessun blog. Non ho mai amato scrivere, ora lo posso dire. Mi divertiva pensare i titoli però, e leggere i commenti”.
Masciasole (Mascia) “Mi resta il solito approccio sarcastico alla vita ed il neurone spompo che adesso ha pure l’alibi dell’usura. È un mondo difffffffizzzzile: noi s’invecchia ma la saggezza non c’avrà mai. ”
Miss Piggy (Angela): “Mi restano il nome e la curiosità. Quella blogger oggi non c’è più. Troppi anni di social network l’hanno consumata”.
La prossima è Missmidnight (Serena): “In vent’anni sono più le cose che ho lasciato andare che quelle rimaste. Ad accompagnarmi oggi resta l’essenziale: la voglia di scoprire, la sensibilità verso il mondo, l’amore per la scrittura. Il mio inestimabile tesoro esistenziale”.
Mrs D. – Comprerò io fiori (Antonella): “Quella tipa lì oggi ha qualche difetto in meno, sa più cose, anche di sé, e conserva tali e quali entusiasmo, curiosità, autoironia a chili e… intuito nello stanare gente che scrive in modo interessante. Ah… ovviamente “compra sempre lei i fiori”
Lei la conosci molto bene… Noeyalin (Monia): “La voglia di scrivere che fa prudere le mani, qualche carampan*, tu”.
Nuage de Nuit (Chiara): “Restano i miei nei”.
Pan di Zen (Andrea): “Di quel me rimane molto poco, di sicuro non ho mai smesso di avere quella voglia di fare gruppo e intraprendere avventure”.
Papi 78 (Francesca): “Della blogger che ero 20 anni fa resta il desiderio di tornare a scrivere cose contenenti ognuna, un po’ della mia anima”.
Revenge (Benjamin): “Niente. O quasi. Resta la volontà di condividere pensieri e opinioni. Però odio la gente su internet e preferisco confrontarmi con le persone nel mondo reale”.
Sciroccata (Sabrina): “Resta la voglia di mangiarsi la vita, anche quando ti dà una cinquina in piena faccia”.
Shpalmena (Mena): “Un nome, Shpalmena, che ho riciclato svariate volte, una tesi di laurea e la voglia di scrivere per condividere un pensiero. Del blog nulla, visto che ho perso tutto da quando Splinder è stato chiuso”.
Sophie82 – Noreen (Nora): “Il rammarico di non aver salvato il blog da nessuna parte”.
Quasi finito, eh… Stormeyes (Sara): “Rimpianti per non aver scritto nulla e… un nickname. E la suggettamma! Quella c’è sempre”.
Ladies and gentlemen, mister… Trentamarlboro (Gianmatteo): “Resta, direi intatta, la mia devozione per la scrittura. Ma resta pure intatto un fierissimo sentimento di reducismo! Splinder ci ha fatto volare tanto quanto ci ha fatto dannare: un’adolescenza tardiva, furiosa e stupenda…”.
Per ultimo abbiamo lasciato colui che commentava tutti senza un blog, il signor Thunderblue (Diego): “20 anni fa commentavo, sotto le spoglie di Thunderblue, qualcosa scritto da altri. Oggi, per lavoro, scrivo libri che commentano qualcosa scritto da altri. Qualcuno direbbe che ho fatto carriera”.
La piattaforma
Resto in silenzio per un po’. Rivedere queste persone tutte insieme emozionerebbe anche quella capra di Chat GPT. AUGURI ATARU!
– Sono incredulo e basito, ragazzi. Non avete offerto da bere, ma avete comunque rintracciato ben 37 blogger e IL commentatore. Tutto questo solo per il ventennale di Machissenefrega?
– No, in realtà no. Era un pretesto. Non perdiamoci in chiacchiere, abbiamo tempi stretti e ci scade il noleggio del bus. Guardate questo video che arriva dalla produzione e diteci cosa ne pensate… di certo sarete entusiasti!
– Quale produzione, scusa?
La musica si ferma, finalmente: c’erano i The Kolors in loop da 25 minuti e già così Italodisco mi andrà via dalla testa tra una decina d’anni.
Si accende lo schermo in testa al pullman.
TU-DUN (Questo suono ormai è inconfondibile!)
Carissime e carissimi, buonasera! Sono il dottor XXX, capo produzione Netflix. Spero che la sorpresa sia riuscita! Siamo in pieno revival anni Novanta e anni Zero: avrete di sicuro notato quante serie e docufiction sono ambientate ai vostri tempi. La concorrenza ha persino lanciato un dramedy sugli 883! È il momento giusto per far conoscere la stagione dei blogger ai GenZ e a tutti coloro che si sono persi quel periodo d’oro: le liti, gli amori, le classifiche, i fake, gli scandali! Il progetto si chiama I Love Splinder, ecco la locandina! Vi piace? Vi propongo di lasciare la vostra testimonianza e diventare così protagonisti di una serie tv: i vostri ruoli saranno chiaramente presi da attori più giovani e affascinanti. Sono sei episodi con possibilità – se gli ascolti lo consentiranno – di proseguire con la seconda stagione. Lo so, lo so, vi starete chiedendo del compenso. Bè, considerando che abbiamo voluto essere il più possibile aderenti alla realtà un po’ sfortunata della vostra generazione, vi proponiamo un piccolo gettone di presenza. In amicizia, insomma. È una piccola produzione ma con la seconda stagione arriveranno gli sponsor, gli introiti aumenteranno e brinderemo con lo champagne. E magari inseriremo qualche special guest tra quelli che ce l’hanno fatta, tipo Diego “Zoro” Bianchi, Makkox e Selvaggia Lucarelli. Che ne dite?
Epilogo
Mentre Leo e Sofia svelano l’inconfondibile logo rosso della piattaforma, ora ben visibile sulla fiancata del pullman nero, mentre Enzo Er Frittata ci saluta da lontano e va via – colmo per un ex tassinaro seppur immaginario – a bordo di un Hubner, noi dinosauri ci siamo guardati per un attimo negli occhi e ora siamo già lontani: avremo pure un’età, ma ci restano ancora un po’ di fiato e di dignità per schizzare di corsa più giù, verso piazza Barberini, verso un posto qualsiasi dove ubriacarci come si deve. Il revival può attendere altri vent’anni, oppure per sempre. Del resto ci basta essere stati i primi a scrivere qualcosa di senso compiuto sul web e i primi a mostrare inequivocabili segnali di insofferenza nei confronti dei social e dei loro ormai rozzi e squinternati abitanti. Netflix, non ci avrai! O almeno non a queste condizioni da fame.
Ah, giusto! Cosa rimane dell’Ataru di vent’anni fa? La voglia di scrivere e di raccontare storie “semiserie e seminò”. Sono passati i 30 e i 40, incombono i 50: sono più selettivo sull’alcol che bevo, sulla musica che ascolto, non mi stupisco quasi più di niente, guardo più al futuro che al passato, nonostante viva in Q.M. (vedi prima parte). Se però un giorno qualcuno mi chiedesse di tornare indietro nel tempo, non me ne fregherebbe un cazzo degli anni ’80, dei ’90, della scuola, dell’adolescenza e nemmeno dei 20 anni. Tornerei dritto a quel quinquennio in cui i dinosauri, seppur fugacemente, dominarono il web. Ho riconosciuto ognuna e ognuno di voi in quei messaggi, perché alla fine puoi cambiare quanto vuoi, ma le parole non tradiscono mai.
Grazie di cuore per la partecipazione alla festa: con oggi, fanno 20 anni esatti a fregarcene.
Oh, il logo è proprietà di Netflix, ci mancherebbe altro.