IL TRITACARNE DEL REVIVAL – IL MIO NUOVO ROMANZO SI CHIAMA ALTRE FORME DI VITA

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IL MIO NUOVO ROMANZO SI CHIAMA ALTRE FORME DI VITA

(on the air: Samuel – Elettronica)

SOTTOTITOLO: IL TRITACARNE DEL REVIVAL

Se torni qui sopra, devi avere un buon motivo. La regola è questa. Altrimenti è solo un revival nostalgico dei primi anni zero. Tu vuoi finire nel tritacarne del revival? È bello e confortevole il revival, ma indica sostanzialmente una cosa: SEI VECCHIO. Allora vorrei dire alla mia maniera che ho scritto un libro nuovo. Un romanzo che potrebbe essere il sequel di A Berlino va bene, ma che può essere letto da solo senza alcun buco di sceneggiatura; questo è perché mi piace fare le cose per bene. C’è un però: stavolta per uscire in libreria ho scelto il metodo del crowdfunding. E chi te l’ha fatto fare? Ve lo racconto in un’altra vita. Adesso Ataru, come il vecchio leone che torna a Sanremo dopo vent’anni, ha bisogno dei suoi fans.
A oggi mancano 37 giorni alla fine della campagna e devo vendere ancora 74 copie tra ebook e cartaceo. Altrimenti avrete sì il libro tra qualche tempo, ma non uscirà in libreria. Lo so, è un sistema del bip. Non dico parolacce solo perché poi magari qualcuno della casa editrice mi trova e la prende male, ma avete capito.
Il discorso è semplice e vitale: dopo oltre due anni di isolamento, persino un misantropo ha bisogno del contatto con la gente. Ho fame di presentazioni in libreria, di sorrisi del pubblico, di cazzate da dire davanti a tutti, di sentirmi vivo. Ho bisogno di voi. Scoccia ammetterlo, visto anche il personaggio sociopatico costruito in tanti anni, ma è drammaticamente così. Non ho altresì bisogno di chi, tra le persone care, sta completamente ignorando questa mia lotta contro l’apatia. Si fotta. La pandemia ha reso chiari dei concetti, in particolare uno su tutti: lèvati dal cazzo zavorre di qualsiasi tipo. Da chi la pensa troppo diversamente da te a chi ti sminuisce fino a chi racconta di volerti bene e poi coi fatti se ne sbatte. Un bel vaffanculo per campare meglio. No, non ho seguito nessun guru della felicità o del coaching, diciamo che se uno è mediamente pensante, ci arriva senza pagare gente a caso.
Ah già, ho scritto un libro che si chiama Altre forme di vita: è diviso in lato A e lato B, ha una sua playlist su Spotify, il protagonista è ancora una volta Andrea Straniero – un tizio che somiglia molto ad Ataru – alle prese con un delitto e cose strane tra Berlino, Kyoto e Roma che leggete nel link per l’acquisto. Lo stile è il mio, quello col marchio registrato.
E a fronte di un piccolo investimento, potreste vedermi persino sorridere.
Scrivere, leggere soprattutto, è un atto rivoluzionario: ci siamo talmente intorpiditi che se vediamo un post più lungo di quattro righe o un messaggio Whatsapp con troppe parole dentro, ci spaventiamo e lo archiviamo senza nemmeno guardarlo. Ma che cazzo ci è successo al cervello?
Scrivere è sempre stata una terapia per me, ricordate questo blog? Ricordate quasi vent’anni fa che raccontavo i cazzi miei in quasi totale anonimato, tra l’altro spesso infilati in lunghi post che si leggevano d’un fiato dall’inizio alla fine? Ecco.
E siamo di nuovo in fase revival. Inevitabile. Una volta erano le 5 di mattina con l’alba che bussava alle finestre, adesso sono le 11 e il sole è fin troppo alto. Una volta erano le birre e le sigarette, adesso sono il colesterolo e i trigliceridi. E i doloretti. Una volta era saltare da un locale all’altro e fare tardi, adesso è andare via dal ristorante o dal pub quando inizia il casino dei pischelli. La vita dissoluta di Ataru è lontana anni luce, ma c’è ancora la voglia di farsi leggere e farsi dire “ma come cazzo ti è venuto in mente di scrivere proprio quello?”. Mi accontento di poco. Fossero anche critiche.
Volevo solo raccontare fuori dai denti, ai pochi che ancora approdano qui, come ci si sente a 47 anni dopo 2 passati di merda non solo per il covid che si è comunque preso la scena. Ognuno di noi li ha vissuti in modo diverso. Io, alla fine, per sentirmi meglio potrei accontentarmi della vostra approvazione e di tornare per un attimo a quel 2004 in cui Ataru era il principe delle tenebre e delle cazzate, della palla 8 in buca alle due di notte dopo un hamburger scadente e prima del bicchiere della staffa, della musica elettronica scaricata illegalmente da un peer-to-peer e di quella rock urlata e sputata fuori da un finestrino insieme al fumo dell’ultima sigaretta che poi non era l’ultima perché te ne accendevi ancora un’altra prima di salire a casa. E scrivere.
Ho scritto, e adesso tocca a te: compra Altre forme di vita.