DEI CAMBIAMENTI, DEGLI INIZI, DELLE NOVITA', DELLA NOIA

(on the air: Amor Fou – De Pedis)
 

Me lo tenevo da qualche giorno questo post.
Aspettavo semplicemente di riuscire a capire come ogni volta succeda che va tutto avanti piano in saecula saecolorum, eppoi all'improvviso il destino dà una sgasata di quelle potenti, pesta l'acceleratore e cambia lo sfondo al desktop della tua esistenza.
Il giorno prima pratichi il marketing virale da casa, il giorno dopo ti teletrasportano presso la sede di una nota casa di produzione ammerigana, con un badge al collo e i Simpson che ti fanno ciao con la manina gialla.
E vai lì per farti conoscere, perché pur non lavorando da loro, per loro sarai il project manager presso un'agenzia di comunicazione.
Progeché? Sì, non lo so. Ma lo faccio, quindi va bene. Soprattutto se continua anche dopo che la carrozza torna zucca.
Il tutto, mentre altrove ti fanno altre proposte da non scartare.
I lavori sono come le donne. Non ne vedi uno decente per anni, ma quando poi ne arriva uno, arrivano tutti insieme.

Ah le novità, ah gli inizi, suadenti parole per un curioso di professione.
Che in questa vagamente fresca e ariosa fine di luglio ritrova un pezzetto di se stesso, perduto nei meandri di chissà dove.
Comunque, che si sappia: sono anni che non mi abbandono ai facili entusiasmi, non vorrei trasmettere messaggi fuorvianti che sprizzano sciocca e ingenua felicità, laddove non esistono.
Ormai sono abituato a sedermi al tavolo verde con le migliori carte in mano, per poi sentirmi dire che no, si giocava per finta e tanti saluti. Cheppoi non capisco come mi sia uscita la similitudine sulle carte, dato che giocare a carte è un'attività che mi frantuma i coglioni solo a pensarci.

Soprattutto sono abituato alle rivoluzioni. Quella mia calmapiatta che appare spesso a voi che mi conoscete, nasconde un magma ansiogeno non indifferente.
Dunque ho elaborato teorie su me stesso fino a giungere alla conclusione che, quando sono preso da qualcosa di nuovo, sono paradossalmente più tranquillo. Ho meno tempo per tormentarmi sulle vecchie situazioni e ho meno tempo per farmi venire un infarto per quelle nuove. E pensare troppo fa male. Meglio agire, sì. Anche se questo va contro tutti i dogmi che per anni ho affisso davanti ai miei occhi e che certamente non saranno mai del tutto strappati via.
A rifletterci bene, ognuno di noi lavora per comprarsi la libertà, un po' come gli schiavi che si affrancavano e diventavano vassalli, valvassori e valvassini.
Tra l'altro io avrei voluto conoscere uno che faceva il valvassino, che secondo me non suonava niente bene come attività.
Vassallo del vassallo del vassallo.
Prova adesso a mettere sulla scrivania la targhetta con su scritto Mario Rossi, valvassino. La gente ti ride dietro, pensa al vasino, cose brutte dall'infanzia.

Insomma, la mia vita è cambiata di nuovo nel lasso di tempo di una sigaretta aspirata velocemente da un tredicenne di nascosto da mammà che intanto torna a casa con le buste della spesa.
Il furore agonistico durerà quel che durerà, la noia tornerà come di consueto a farmi visita più avanti.
E non è per spoilerare il finale, ma posso dirvi che la noia serve all'umanità per capire come si fa a non annoiarsi.

5 pensieri su “

Lascia un commento